Omotossicologia

Scheda informativa

l’omotossicologia, o omeopatia antiomotossica è un metodo che identifica nelle “omotossine” le cause a cui ricondurre l’origine delle malattie.

Cenni storici

Negli anni ’30, a Berlino, il medico tedesco Hans-Heinrich Reckeweg (Herford 1905 – Baden-Baden 1985), studia i rapporti tra le discipline della scienza moderna, soprattutto Chimica, Biochimica, Fisiologia, Patologia Generale, Immunologia, e l’omeopatia classica. Si appassiona ai rapporti tra questa pratica antica, fondata sui principi dettati dal dottor Samuel Hahnemann e l’empirismo clinico che ne è la traduzione pratica, e le nuove evidenze scientifiche. Reckeweg afferma “…Un giorno costruirò un ponte tra l’Omeopatia e la scienza convenzionale”. Nel 1952, dopo lunghe sperimentazioni, nasce l’Omotossicologia.

Medicina convenzionale e omotossicologia

L’Omeopatia antiomotossica o Omotossicologia (etimologicamente: studio dei fattori tossici per l’uomo) identifica nelle ‘omotossine’ le cause di gran parte delle malattie. L’organismo è continuamente attraversato da una notevole quantità di agenti esogeni (batteri, virus, sostanze alimentari, fattori di inquinamento ambientale, farmaci di sintesi, stress emotivi, ecc) ed endogeni (prodotti intermedi dei diversi metabolismi, cataboliti finali). In accordo con le tesi di Ludwig von Bertanlanffy (biologo fondatore della teoria generale dei sistemi), secondo cui l’organismo è un sistema di flusso in equilibrio dinamico, se l’omotossina non è particolarmente virulenta e se i sistemi emuntoriali risultano efficienti, essa attraversa l’organismo senza determinare significative interferenze nella sua omeostasi, che resterà pertanto nella condizione di equilibrio, cioè di salute. 

Quando la tossina è assai aggressiva, oppure i sistemi di drenaggio emuntoriale non sono adeguati o risultano danneggiati, si determina un’alterazione dell’equilibrio, che l’organismo, nella sua naturale tendenza verso il mantenimento o il ripristino della ‘omeostasi ristretta’, cercherà di compensare innescando meccanismi supplementari di tipo autodifensivo: tali squilibri determinano le malattie. Reckeweg afferma: “Le malattie sono l’espressione della lotta dell’organismo contro le tossine, al fine di neutralizzarle ed espellerle; ovvero sono l’espressione della lotta che l’organismo compie naturalmente per compensare i danni provocati irreversibilmente dalle tossine”. In buona sostanza si tratta di una visione biologica del processo di guarigione.

Con i medicinali omotossicologici si sollecita la potenzialità di auto-guarigione del paziente attraverso il ripristino delle sue capacità metaboliche, enzimatiche, immunologiche, metaboliche, nell’intento di ridurre per quanto possibile il carico tossico responsabile del quadro morboso. Sulla base di queste considerazioni Reckeweg osservò e descrisse un fenomeno di grande interesse: la vicariazione, cioè lo spostamento della malattia da un tessuto all’altro, da un organo all’altro. 

La vicariazione può avere una tendenza e dunque una prognosi positiva (in questo caso è detta ‘regressiva’ e corrisponde al processo di guarigione naturale) o, viceversa, negativa (in questo caso è detta ‘progressiva’ e coincide, per esempio, con il processo di cronicizzazione).

Con il supporto omotossicologico si cerca di indurre la cosiddetta vicariazione regressiva, vale a dire un alleggerimento degli apparati, degli organi e dei tessuti dal carico tossinico. La diagnosi clinica viene compiuta secondo i protocolli convenzionali, utilizzando le più moderne diagnostiche e, una volta determinata la patologia o il quadro sintomatologico, viene impostata una strategia di cura al fine di riportare l’organismo in uno stato di equilibrio funzionale. Per semplificare il metodo Reckeweg costruì un quadro schematico, la Tavola delle Omotossicosi, utile per orientare il medico nella scelta dei medicinali. Questi sono composti da sostanze diluite secondo il metodo omeopatico e riunite in complessi ad azione complementare.

 L’Omotossicologia si differenzia dall’omeopatia classica in quanto non utilizza sostanze singole e non prevede una individualizzazione del paziente sul piano della soggettività fisica e mentale. Ma è orientata alle funzioni generali e specifiche connesse alla disfunzione che ha prodotto i sintomi o la malattia. In base alla Tavola delle Omotossicosi, a seconda dello stato del sistema difensivo autologo (che Reckeweg chiama Sistema della Grande Difesa), l’organismo manifesta quadri clinici differenti che si possono agevolmente classificare in 6 fasi. L’inquadramento della patologia nella Tavola delle Omotossicosi orienta la scelta della strategia terapeutica.

Le sei fasi dell'omotossicologia

  • Fase di escrezione (fase di infiammazione fisiologica) è il tentativo dell’organismo di liberarsi di una tossina aumentando l’intensità dei suoi meccanismi fisiologici. Mediante il legame, la dispersione o la dissoluzione delle tossine nei secreti, queste possono essere allontanate e espulse. I meccanismi di escrezione sono: il sudore, la diarrea, il vomito, la tosse, la rinorrea, gli essudati della cute, il muco, le lacrime, bile ed urina. Se la fase di escrezione non è sufficiente o viene repressa si passa alla seconda fase.
  • Fase di infiammazione è caratterizzata da infiammazione acuta essudativa. L’infiammazione è il tentativo dell’organismo di accelerare ed aumentare i processi metabolici mediante l’attivazione del tessuto connettivo vasale.
  • Fase di deposito la patologia non va né in avanti né indietro e le tossine si depositano nel connettivo, si formano peptidi selvaggi, segno del fallimento dei meccanismi di escrezione e infiammazione. Le tossine non possono più essere espulse, vengono depositate nel tessuto e si instaura un labile equilibrio tra gli effetti patologici e i processi difensivi (es. infiammazione cronica proliferativa). Nel decorso assistiamo a una proliferazione cellulare che può portare alla formazione di granulomi. La localizzazione principale in cui avviene la fase di deposito è la matrice.
  • Fase di impregnazione rappresenta il consolidamento di una sostanza estranea nel tessuto. A causa di un sovraccarico funzionale e di materiali nella matrice, la zona di transito tra la circolazione e la cellula viene ostruita e quindi bloccata. La cellula, in queste condizioni critiche, viene metabolicamente isolata dallo spazio extracellulare e i prodotti intermedi si immagazzinano (es. fibrosi, silicosi, noduli).
  • Fase di degenerazione il processo patologico ha luogo all’interno della cellula come conseguenza di un danno permanente che provoca una diminuzione o un’alterazione delle funzioni e della struttura. Si hanno modificazioni della struttura della cellula e modificazioni della suddivisione dei tipi di cellule del tessuto. Es. fibrosi, sclerosi, cirrosi, ateromatosi, cicatrici, cheloidi, atrofia, demielinizzazione. La degenerazione può essere una forma di passaggio o un passaggio vero e proprio verso la de-differenziazione (si distingue da questa in quanto è ancora presente una gerarchia ordinata nell’organismo)
  • Fase di dedifferenziazione (o di neoplasma) consiste nella perdita della forma e della funzione della cellula e nel ritorno a forme cellulari non differenziate e non specializzate: un processo di regressione fino alle strutture embrionali (ad es. neoplasia). De-differenziazione significa perdita della caratteristica specifica cellulare con conseguente perdita della funzione propria della cellula.

Farmacologia

Nel 1936, Reckeweg propose quindi una farmacologia originale: accanto alle sostanze omeopatiche classiche egli introdusse una serie di principi omeopatici ‘nuovi’ che rappresentano l’attualizzazione omeopatica dell’immunologia e della biochimica. Egli mise quindi a punto:

  • nosodi (estratti da sostanze patologiche, a significato immunostimolante)
  • catalizzatori del Ciclo di Krebs, enzimi
  • chinoni omeopatizzati (coadiuvanti il metabolismo cellulare)
  • organoterapici (estratti da organi di suino, specifici per i vari organi)

 

Nelle formulazioni più moderne si aggiungono ormoni, citochine, interleukine.

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